Consapevolmente Digitali

tratto dalla rubrica "Informatica" della rivista web e cartacea MyInformando.it

di Armando Pagliara, (aggiornato il 23/01/2021)

Gigabyte, touchscreen, CPU, RAM, velocità di connessione. Tutte parole che fino a qualche anno fa erano conosciute solo nel mondo di coloro che avevano qualche affinità con l’informatica o delle telecomunicazioni. E poi condivisione, social, selfie, megapixel, parole della cosiddetta era digitale, epoca in cui viviamo, in cui nulla si fa o si pensa se non in relazione a dispositivi elettronici gestiti da software informatici.

Parole troppo complesse? Forse sì, se il dispositivo mobile non è usato in piena consapevolezza.

Ma che vuol dire?

La consapevolezza dei dispositivi digitali è un tema molto più complesso di quello che si pensa ed è poco diffusa, mentre diffusissimi sono proprio gli strumenti in questione, o smartphone, insieme a tablet e phablet, parole anglosassoni che provengono da smart – intelligente e phone – telefono, per l’appunto “telefoni intelligenti”, poiché progettati per fornire funzioni che vanno oltre quelle di un normale cellulare (telefonate ed sms), tablet – letteralmente tavoletta, phablet – fusione delle parole phone e tablet, per indicare un incrocio tra tablet e smartphone.

Prima di tutto bisogna comprendere cosa sono: computer a tutti gli effetti, con touchscreen al posto di mouse e tastiera, con una CPU (Central Processing Unit, unità centrale d’elaborazione o microprocessore) potente almeno quanto quella montata sui PC di alcuni anni fa, da 1 a 3 GHz (gigahertz, unità di misura dei microprocessori), oltre a memorie, sia volatile che di massa, di ampia capacità (RAM - random access memory, memoria temporanea dove sono caricati i programmi o "app"; memoria di massa: HDhard disk nei PC, SD – secure digital negli smartphone) al pari di un PC di circa 5 o 10 anni fa.

A gestire il tutto fanno da “orchestratori” i tre sistemi operativi mobile (pronuncia “mobàil”) del momento: Android (sulla maggior parte di dispositivi), iOS (Apple iPhone) e Windows 8 (Nokia per la maggiore).

La seconda cosa da tenere in considerazione è l’utilizzo che si fa di questi dispositivi: oltre alle chiamate e ai sempre meno frequenti SMS (short messaging service, servizio per brevi messaggi), uno smartphone ci permette di restare sempre connessi, funzionalità che genera una quantità enorme di dati, molto difficile da gestire, rispetto alla “vecchia” connessione solo da PC, tanto che chiunque ne possiede uno entra a far parte della “Generazione C”, dove C sta per diverse parole come connessa, comunicante, computerizzata, e altre parole che (soprattutto in inglese, come content-centric) ne danno il senso, proprio per l’enorme mole di dati continuamente trasmessi.

La terza (e per ora ultima) cosa da comprendere riguarda l’importanza della gestione software dei nostri smartphone e suprattutto dell’account di backup, essenziale per mantenere una coerenza dei dati su telefono e oltre, e del quale troppe persone “perdono” le credenziali, cambiandolo ad ogni acquisto di cellulare. Tale aspetto sarà approfondito nel prossimo numero.