18 luglio 2014 e un mese passato troppo in fretta

Le parole non bastano. Mai.

di Armando Pagliara, (aggiornato il 23/01/2021)

Ho aspettato un po' di tempo per scriverti qualche riga.
Oggi è un mese che sei andato via. Andato via così, senza dire nulla, senza provare a restare.
Ti sei solo lasciato andare, stanco di questa vita che, purtroppo, negli ultimi anni ti ha dato davvero poco.
Ogni parola è inutile, papà, per descrivere il vuoto che hai lasciato.
Mi manca tanto raccontarti le sfaccettature di lavoro e studio, eri l'unico "del mio settore" in famiglia, l'unico che aveva le conoscenze e le esperienze per capire, almeno in parte, problemi, dubbi, angosce ma anche gratificazioni.

Pensa che un anno fa ho scritto un tema su di te. La traccia citava "una relazione significativa, positiva o negativa, con un suo docente."
Tema che non ti ho mai letto ma che avevo intenzione di fare, poiché non avrei mai creduto che saresti andato via così.

Tema che pubblico qui adesso (ma in versione "light"). Per te. Grazie papà. Grazie di tutto.

Focalizzare lo sguardo sull'adolescenza, al tempo della scuola, non è un lavoro semplice, poiché i tanti anni che sono succeduti ad essi hanno cancellato molti ricordi. Per fortuna le emozioni vissute, gli aspetti positivi e negativi ma, soprattutto, le emozioni che sono scaturite oggi cercando di ricordare, vivendo quelle esperienze "dall'altro lato della strada", hanno chiarito il quadro che ho avuto di fronte per ben tre anni (dalla terza alla quinta classe delle superiori). Oggi, a distanza di tempo, a contatto con quelle stesse persone e quegli stessi profumi (l'odore di aula scolastica, un misto di legno vecchio di sedie e banchi, con gesso e lavagna) il ricordo può rifiorire, come un campo di grano rinato dopo alcune stagioni di pioggia battente.

Sguardo e pensiero ricadono sulla mia insegnante di Informatica (...), una donna magra, bionda e con gli occhi chiari (e, quindici anni fa, davvero piacente), una persona caratterialmente affabile e disponibile e, soprattutto, piena di interessi per far crescere gli studenti e dare loro opportunità di imparare molto più di ciò che viene insegnato a scuola. Peccato però che molti di questi interessi fossero di fuori della sua materia d'insegnamento [...] tale che a volte veniva messa da parte per altre materie "più importanti".

Frasi del tipo "c'è il compito di informatica, ma io devo prepararmi l'interrogazione di diritto" erano abbastanza frequenti nell'ambito di quell'istituto tecnico commerciale (oggi "di settore economico") se il docente di informatica appariva come una figura inutile e scomoda. Inoltre le sue ore di laboratorio per tutto erano utilizzate tranne che per scrivere programmi d'informatica. [...] Per mia fortuna, io ero il suo studente più affidabile e preparato.

A questo punto c'è da svelare il mistero del perché [...] io abbia scelto di laurearmi nella sua disciplina. La risposta è abbastanza semplice, seppur per niente scontata. Nella mia vita ho avuto la fortuna di avere un altro insegnante d'informatica, estremamente preparato e motivante, con cui gli studenti hanno sempre avuto un ottimo rapporto, sia relazionale che didattico, e da cui sono uscite decine di affermati professionisti nel settore. Sto parlando di mio padre.

La sua figura era trascinante, trasmetteva una vera passione nei riguardi dell'insegnamento della materia, anche se a volte diminuiva troppo le distanze dagli alunni formando rapporti quasi di "amicizia". A mio parere, infatti, tra studente ed insegnante non dovrebbe mai crearsi un rapporto del genere, qualcosa che va al di là della "barriera della cattedra", che va oltre alla semplice stima. La sua autorevolezza, insomma, non sarebbe mai dovuta essere messa in secondo piano.

Pur non avendo incarnato una figura di padre ideale (per il suo carattere molto particolare e la sua scarsa propensione alla famiglia) mi ha insegnato, su mie esplicite richieste, tutto ciò che è poi diventato il mio background fondamentale per affrontare l'informatica (prima nella scuola e poi nell'università) e mediante il quale sono stato autodidatta nella materia (nonché il primo della classe) durante quegli anni.

Queste mie conoscenze [...] hanno messo nella situazione in cui spesso lei si faceva sostituire da me nelle lezioni e, soprattutto, nelle esercitazioni in laboratorio. Sostituzione che è culminata nel giorno della prova scritta dell'esame di stato. Ed è ripresa nell'ultimo mese, quando ho scelto lei come mio tutor scolastico per il tirocinio diretto. E mi sono reso conto che, a distanza di dodici anni, non è cambiato assolutamente nulla.

È buffo come abbia aperto gli occhi solo adesso, mentre sto redigendo questo tema, rivivendo i ricordi da un'altra visuale, quella grandangolare, rispetto a quella della prima persona di allora. E con una diversa maturità.

Certo è che se avessi incontrato un insegnante con la preparazione e la passione di mio padre e la disponibilità nella giusta misura della mia professoressa, probabilmente l'effetto sarebbe stato lo stesso. O magari a quest'ora non mi troverei qui a scrivere questo tema, [...].