Normative a protezione della professione docente

Conoscere la legge per potersi difendere

08/01/2019, ore 08:00 (di Armando Pagliara)

Negli ultimi 20 anni la mutazione della professione docente è stata la causa di una perdita di autorità della figura stessa, sia a causa del susseguirsi degli eventi politici che ne hanno modificato continuamente il processo di reclutamento e l'elenco di mansioni a cui un docente deve rispondere, sia a causa dell'evoluzione della società, che mostra genitori sempre più attenti, esclusivamente, ad una difesa incondizionata (e spesso immotivata) dei figli, a scapito dell'educazione e della formazione.

Questo fenomeno crescente ha scatenato un susseguirsi di episodi spiacevoli, legati soprattutto ai comportamenti che proprio alcuni alunni (di qualunque ordine e grado di istruzione) insieme ai loro genitori attuano contro la figura del docente, dalla semplice provocazione fino al bullismo. Comportamenti che non tutti (dirigenti scolastici compresi) sono capaci di contrastare.

Esploriamo dunque alcune normative e sentenze a difesa della figura del docente, in quanto pubblico ufficiale.

Prima di tutto è necessario sapere che il docente incarna una figura di pubblico ufficiale, durante il compimento di atti d'ufficio o nell'esercizio delle sue funzioni (durante le ore di didattica e negli incontri ufficiali pomeridiani). L'offesa all'onore e al prestigio di pubblico ufficiale, che avviene in presenza di più persone o in luogo pubblico, è stata reintrodotta nella legge n. 94 del 2009 ed è disciplinata dall'art. 341 bis del Codice Penale. Ci ha pensato la Corte di Cassazione a ricordarlo, con la sentenza del 3 aprile 2014, n. 15367.

Sempre sanzionata dal codice penale è la cosiddetta "interruzione di pubblico servizio" (art. 358 del codice penale), a cui ci si può riferire nel momento in cui una classe impedisce al docente di svolgere la proria funzione di "pubblico servizio" (quindi il ruolo di insegnante). L'episodio si è verificato a Feltre (BL), nel corso del 2018, per una classe verso cui neanche l'intervento di consiglio di classe e dirigente scolastico è bastato: sono dovuti intervenire i carabinieri (fonte: La tecnica della scuola).

Nel 2018 c'è stato poi lo spiacevole avvenimento di una maestra, vittima di una campagna denigratoria da parte dei genitori che, sempre la Cassazione, con l'ordinanza del 12 aprile 2018, ha decretato come un evento che ha portato un "preoccupante clima di intolleranza e violenza, non solo verbale" che ha generato un danno (da liquidare secondo la disciplina civile) tenendo conto del "grave e duraturo sentimento [...] di sofferenza del soggetto leso". In questo caso si tratta di una causa civile, con risarcimento danni (non c'è alcun risvolto penale per i genitori implicati) (fonte: Gilda Venezia).

Traendo le conclusioni, la professione docente diventa sempre più complessa a causa della società in cui siamo immersi. Per questo motivo è necessario conoscere fino in fondo i propri diritti.

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